Santa Cesarea Terme
Tra palazzi moreschi e sorgenti geotermali, Santa Cesarea Terme è il posto giusto per rigenerare gli occhi e la mente
Dallo smeraldo del mare al verde più intenso delle maestose pinete, Santa Cesarea Terme è uno spettacolo di colori e sfumature, impreziosito ancor di più dai variopinti palazzi moreschi sulla scogliera rocciosa che bacia il mare. “Santa Cisaria” (in dialetto salentino) si affaccia sulla costa orientale della penisola salentina, all’imbocco del Canale d’Otranto. La sua storia deve molto anche alla qualità sulfurea delle sue acque, che sgorgano da quattro grotte: la Gattulla, la Solfatara, la Solfurea e la Fetida. Proprio qui, infatti, esiste un'acqua termale con una composizione chimico/termica unica in Italia: la concentrazione di zolfo (27mg/lt.) e la temperatura di circa 30°C fanno la differenza rispetto a tutte le altre sorgenti geotermali del nostro Paese. Un mix di zolfo, ioduri, bromuri e solfuro di idrogeno: un toccasana, secondo la medicina, per curare patologie broncorespiratorie, dermatologiche e ginecologiche. E gli antichi lo sapevano benissimo, primi fra tutti gli storici Aristotele (III secolo a.C.), Strabone, Claudiano e Leto (rispettivamente I, III e il XV secolo), che ne descrissero i benefici.
Da elemento benefico e “magico” agli occhi degli antichi, l’acqua ha affascinato i popoli vicini. Facile da raggiungere, Santa Cesarea Terme fu meta ambita dai profughi di Troia data alle fiamme e di terre circostanti invase dai barbari, così come da gente proveniente da Creta e dalle Isole Egee, che diede origine a delle colonie messapiche. Ma sono le leggende pagane, sintetizzate nel mito di Ercole, ad avvolgere nel mistero l’origine del fenomeno sulfureo: Ercole, su consiglio di Pallade, accorse in aiuto di Giove sfidando i Giganti Lestrigoni, inseguendo i fuggitivi superstiti fino alla costa della Japigia, dove, tra caverne, antri e rocce, li trucidò. Qui i corpi dei mostri si dissolsero, rendendo sulfuree le acque sotterranee. Il corpo del “cattivo” nella leggenda cristiana è invece quello del padre della religiosa vergine Cesarea, o Cisaria, salvata dalle fiamme che avvolsero il padre, inghiottito poi dal mare.
Disabitata fino all’Ottocento a causa degli incessanti attacchi saraceni lungo le sue coste, Santa Cesarea Terme fu riscoperta ancora una volta grazie alle proprietà curative delle sue acque, quando venne inaugurato il primo stabilimento termale Gattulla, nel 1910. Il lusso di assicurarsi l’accesso alle terme e un luogo in cui soggiornare durante gli afosi mesi estivi spinse i ricchi abitanti, a cavallo tra ‘800 e ‘900, a costruire le sontuose e bellissime ville nobiliari e borghesi che tutt’ora impreziosiscono la morfologia del territorio. Palazzo Tamborino, Villa Raffaella (nata come residenza estiva della baronessa della famiglia Lubelli), fino a una delle più importanti espressioni dello stile moresco nel Salento: Villa Sticchi. Edificato per volontà di Giovanni Pasca, primo concessionario dello sfruttamento termale di Santa Cesarea, tra il 1894 e il 1900, è un tripudio di intagli e arabeschi, con motivi geometrici che seguono i dettami dell'architettura islamica.
Posto ideale per staccare la spina e rigenerarsi, Santa Cesarea Terme toglie il fiato per la sua bellezza raffinata ed elegante. La magia si sviluppa su più piani, dove si possono ammirare vigneti e uliveti, fino a raggiungere i grandi pini che compongono la collina verdeggiante, su cui si estende un meraviglioso Belvedere: è da qui che si può ammirare l’alta e frastagliata costa rocciosa fino a Santa Maria di Leuca (impreziosita da grotte e calette, come quella di Porto Miggiano) tra il bianco delle tortuose stradine e le colorate facciate dei moreschi.