Otranto 

Porta d'Oriente dal fascino antico, un piccolo grande scrigno di tesori senza tempo

OtrantoSolare e dal sapore orientale, Otranto è la “Porta d’Oriente”, un angolo di terra protesa verso levante, da sempre ponte naturale di culture e popoli. Ognuno di essi ha lasciato sul volto della città delle tracce indelebili per millenni, segni distintivi di uno dei borghi più belli d’Italia. Camminare per le strade del centro idruntino significa respirare l’autenticità di un popolo geloso e fiero della sua storia e delle proprie radici. Terra di leggende, tradizioni e primati, Otranto, con Punta Palascia, è il punto geografico più ad est della nostra penisola, ed è divisa dai Balcani dal Canale che prende il suo nome. Riconosciuta nel 2010 come Patrimonio culturale dell’Unesco quale “Sito messaggero di pace”, deve il suo nome a Hydruntum, un piccolo fiume che attraversa la valle d’Idro, anche se molti ritengono che sia un’altura che sorgeva vicino alla zona del porto, chiamata Odronto a darne l’origine. Otranto, da sempre nodo strategico dal punto di vista commerciale e simbolico, quale baluardo della Cristianità nel suo remoto passato, affonda le sue radici in epoche antichissime.

L’antico villaggio venne fondato dai Greci, che fecero di Otranto una città della Magna Grecia. Municipio romano fino al 757, Otranto visse un lungo periodo di prosperità economica grazie all'attività del suo porto e alla favorevole posizione geografica per gli intensi traffici commerciali. Conobbe il dominio di diverse popolazioni: Longobardi, Bizantini, Angioini, fino al 28 luglio 1480, quando fu assediata e occupata dalla flotta turca di Maometto II (18.000 ottomani, con una flotta di 150 navi) che distrussero quasi del tutto la città. “Mamma li turchi!”: l’incubo per le continue scorribande dei saraceni ha profondamente influito sulla cultura e sua fisionomia della città, che per scongiurare l’arrivo degli invasori si dotò di diverse torri medievali di avvistamento. Quando venne liberata un anno dopo dagli Aragonesi, Otranto venne ricostruita dalle sue fondamenta: vennero rimesse in piedi le mura e la Cattedrale e riedificati i conventi sparsi nella città. Nel 1484 Otranto passò ai veneziani e nel 1495 fu occupata dai francesi. Gli Ottomani tentarono nuovi assalti alla città, nel 1535 e nel 1537, ma fortunatamente Otranto riuscì sempre a resistere. Il Settecento fu il secolo di una moderata ripresa per il paese grazie alla crescita dell'edilizia e alla presenza di alcune famiglie che da altri centri dell’antica provincia di “Terra d'Otranto” si trasferirono nel capoluogo. Un importante impulso alla ricostruzione venne dato nel periodo napoleonico , quando Otranto venne eretta in Ducato dal Regno di Napoli e grazie alle opere di bonifica, le paludi che circondavano i Laghi Alimini lasciarono spazio a terreni coltivabili.

Chiuso nella cinta delle fortificazioni che si affacciano sulla sponda orientale della città, il borgo antico racchiude importanti testimonianze storiche ad artistiche segno del suo burrascoso passato, tutte gelosamente preservate dall’aggressione del tempo. Anche conosciuto come Forte a mare, il Castello Aragonese fu voluto e fatto costruire tra il 1485 e il 1498 da Ferdinando I d’Aragona come forma di difesa dagli invasori che provenivano dal mare, andando a sostituire una costruzione militare già presente, distrutta proprio dai Turchi. Presenta una pianta pentagonale con tre torri cilindriche angolari ed è circondato per metà da un fossato di protezione che consentono l’accesso tramite la Porta Alfonsina. Al suo interno troviamo un labirinto di stradine realizzate in pietra viva, ravvivate da un variopinto alternarsi di case, caratteristici negozietti, botteghe artigiane e attività enogastronomiche.

cattedrale otrantoPiccola grande gemma nascosta è la Cattedrale di Santa Maria Annunziata, un’opera dall’immenso valore artistico e storico considerata, per le sue dimensioni, la Chiesa più grande di Puglia. Terminata e aperta al culto nel 1088, la chiesa fu duramente colpita dall’invasione turca: la sua facciata fu ricostruita dopo la devastazione, ma è all’interno che vengono conservate le testimonianze di quell’evento tragico. A nulla servì l’estenuante resistenza degli otrantini all’invasore, così 800 fedeli, dopo aver rifiutato di convertirsi all'Islam, furono decapitati sul colle della Minerva. Il massacro dei martiri d’Otranto è una delle pagine più dolorose della città testimoniata dalle presenza, nella navata destra della Cattedrale, dalla Cappella dei Martiri, dove, racchiusa nell'abside, si conservano le ossa degli 800 fedeli, in sette grandi armadi. All’interno della Cattedrale che si erge sull’antica cripta del secolo XI è un tripudio di colonne (42 monolitiche e diverse per qualità del granito e del marmo e per stile) si innalzano su di un soffitto formato a cassettoni in legno dorato, risalente al 1698. Ma è il mosaico pavimentale, opera di incomparabile valore artistico, ad attirare l’attenzione.
Eseguito nel XII secolo, è ritenuto da molti esperti un’enciclopedia del cristianesimo. Esso infatti raffigura l’Albero della Vita, con molti episodi dell’Antico Testamento ed in generale il cammino che l’uomo deve svolgere per purificarsi dal peccato originale e raggiungere la salvezza eterna, ma contiene anche molti riferimenti pagani e numerose tracce del simbolico ruolo storico che Otranto ha svolto di ponte fra Occidente ed Oriente. Costruito in tessere policrome di calcare locale durissimo, a differenza di altre parti della Cattedrale resistette all'invasione turca del 1480.

Otranto come scrigno di storie, ma anche di esperienze tutte da scoprire: sapori unici, tradizioni secolari, testimonianze archeologiche, antichi monumenti, tanta movida e il calore di una popolazione ospitale e generosa. Sono solo alcuni degli elementi che rendono l’antica Hydruntum una delle destinazioni più ricercate della Puglia, anche grazie alla bellezza della sua costa e a degli scorci naturali irripetibili. Natura incontaminata e ambientazioni da favola: impossibile dimenticare una delle principali attrattive della città dei Martire, il mare. Muovendosi lungo la litoranea, si incontra la Baia dei Turchi, storico luogo dell’approdo dei soldati turchi, con la sua spiaggia caraibica ed il mare limpido, la spiaggia nei pressi dei Laghi Alimini, tra dune bianchissima e macchia mediterranea, o ancora la parte più alta e scogliosa di Torre Sant’Andrea e Torre dell’Orso, luogo di storie e leggende, come quelle che ruotano attorno al mitico scoglio delle “Due Sorelle”, e Porto Badisco, un’insenatura da sogno dove approdò, secondo la leggenda, Enea durante la sua fuga da Troia. Se sulla tavolozza di colori vi sembra manchi qualcosa, è sicuramente il rosso cupo delle celebri Cave di Bauxite, antica miniera all’aperto dismessa a sud Otranto, di cui la natura si è finalmente riappropriata. Uno spettacolo dal fortissimo impatto visivo per un’esperienza che arricchisce occhi, cuore e mente.

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